Il Consiglio federale ha avviato la procedura di consultazione sulla Strategia per uno sviluppo sostenibile 2030. Il documento strategico di attuazione degli Obiettivi dell’ONU di sviluppo sostenibile (Agenda 2030) contiene molte belle parole, ma prive di alcun valore vincolante.
Comunicato stampa dell'organizzazione di sviluppo Alliance Sud, sostenuta da Helvetas ed altre grandi organizzazioni umanitarie svizzere.
Sono passati oltre cinque anni da quando la Svizzera ha adottato a New York gli Obiettivi di sviluppo sostenibile - OSS (Sustainable Development Goals, SDG). Il Consiglio federale ci ha messo due anni per formulare la sua strategia nazionale, che sarà in vigore per i prossimi dieci anni invece che quattro come è stato finora il caso. Per Alliance Sud è chiaro fin d’ora che con la nuova strategia «la montagna ha partorito un topolino».
È pur vero che il governo riconosce quanto sia importante la sostenibilità, intesa in senso lato e coerente, per il futuro dell’umanità e dell’ambiente. Inoltre identifica tre ambiti prioritari nei quali la Svizzera ha molto da recuperare: «Consumo e produzione sostenibili», «Clima, energia e biodiversità» e «Pari opportunità». Per attuare la strategia è pure previsto un piano di azione.
È tuttavia deludente constatare con quali mezzi il Consiglio federale intenda raggiungere gli Obiettivi di sviluppo sostenibile. Il capitolo sulla responsabilità delle imprese ricorda fatalmente la posizione del Consiglio federale riguardo all’iniziativa per multinazionali responsabili. «Grazie a una maggiore responsabilità sociale d’impresa è possibile ridurre eventuali conseguenze sociali, economiche ed ecologiche negative legate alle attività imprenditoriali», si legge nel documento, che non ne sottolinea affatto l’urgenza. Anche per quanto riguarda le relazioni commerciali della Svizzera il Consiglio federale si mostra poco incisivo: «Gli accordi commerciali, in sintonia con le convenzioni dell’Organizzazione internazionale del lavoro e le convenzioni internazionali in materia di ambiente, possono contribuire a ridurre le disuguaglianze», scrive il governo, omettendo di ancorare gli standard ambientali e i diritti umani negli accordi di libero scambio della Svizzera.
Perlomeno, il Consiglio federale riconosce l’importanza capitale che la piazza finanziaria elvetica assume nell’ottica dello sviluppo sostenibile sul piano globale. Anche qui però Alliance Sud deplora una posizione poco chiara. Il direttore di Alliance Sud Mark Herkenrath afferma: «Non basta pronunciarsi contro i flussi finanziari illegali, soprattutto quando il termine specifico usato sul piano internazionale (illicit financial flows, IFF) è da intendersi in modo più ampio. S’impongono anche passi concreti per limitare le pratiche delle multinazionali che aggirano il fisco e, in tal modo, sottraggono denaro ai Paesi in via di sviluppo che ne avrebbero urgentemente bisogno per finanziare uno sviluppo sostenibile».
Alliance Sud analizzerà con attenzione la strategia posta in consultazione e prenderà posizione in modo esaustivo. Già fin d’ora è però chiaro che il Consiglio federale ha perso l’occasione di apporre al quadro internazionale degli OSS un degno corrispettivo sul piano nazionale.
Per ulteriori informazioni:
Mark Herkenrath, Direttore di Alliance Sud, +41 78 699 58 66